Mi chiamo Daniela Bellofiore, sono nata a Siracusa, ho 52 anni e cammino nel mondo in punta di piedi pensando che la vita sia meravigliosa.
Ho vissuto per 14 anni in una campagna isolata, insieme alla mia famiglia. Sono convinta che lì si sia sviluppata la mia creatività.
Trasformavo infatti tutto ciò che trovavo in giocattoli creati da me e crescendo ho continuato, trasformando le cose in apparenza inutili in cose funzionali per la mia quotidianità.

Dopo aver studiato pianoforte per tanti anni e mentre “rischiavo” una carriera musicale come cantautrice fino ad arrivare a un passo da Sanremo, la vittoria di un concorso magistrale mi ha portato a Roma, dove ho cominciato ad insegnare e ad indirizzare la mia creatività verso altre attività come la Lavorazione della Cera, con produzione di candele artistiche, e il Bricolage-Art, recuperando così la mia forma di espressione originaria.

Nel poter trasformare le cose e non buttarle via, nel sentire l’anima negli oggetti e godere del vederli rinascere sotto un’altra veste, le mie trasformazioni hanno iniziato ad assumere una forma artistica. Mi sono resa conto che fissare su una tela, o una base qualsiasi, un oggetto su cui qualcun altro ha proiettato le sue emozioni, toccandolo, vivendolo e sentendolo, possa fissare nel tempo la “storia non raccontata” e dare all’oggetto una nuova vita.

In questa visione, la mia arte rappresenta un incontro, una condivisione, uno scambio di emozioni e di vite che i materiali raccontano.

Nel 2004 ho realizzato il mio primo quadro: un sole con le mani di Dio che muove gli esseri umani come fossero marionette sul palcoscenico della vita.
L’arte mi ha aiutata ad affrontare situazioni difficili e tutto ciò che creo sono dei veri e propri travagli e parti emotivi.
Utilizzo l’opera come un processo terapeutico e mi piace l’idea di poterla definire un “setting artistico”.

Negli ultimi anni ho iniziato a condividere questa passione per l’arte con i miei alunni perché ritengo che attraverso queste attività i bambini riescano a pensarsi in un modo diverso e si rendano conto che possono dare un loro contributo originale all’attività oggi scolastica, domani socio-relazionale.

Nell’ultimo periodo mi sto dedicando alla Fotografia Volumizzata, una forma espressiva originale che rappresenta il compendio della mia arte. Frammento una foto piana in più ritagli, come fossero parti di me. La ricompongo, reintegrandola e valorizzandola sotto altra forma, con la consapevolezza dell’unicità.
Attraverso intagli, incisioni, riempimenti e rivestimenti di materiale da recupero, lavoro infatti sui miei scatti fotografici, frammentati e
ricomposti, creando volumetrie inusuali.

Ecco perché mi definisco “materiatrice”: perché lavoro su e con tutto ciò che trovo, senza distinzioni di materie o materiali.
Disegno con gli oggetti racontando il nostro tempo, perché a mio avviso davvero tutto ha un potenziale artistico e può comunicare bellezza e amore universale.